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LA COMMEDIA DIVINA

Teatro Parioli - Roma

Adattamento e regia: Dario D'Ambrosi
Interpreti: gli attori diversamente abili della Compagnia Stabile del Teatro Patologico

Musiche: Francesco Santalucia
Direzione coro e percussioni: Francesco "Papaceccio" Crudele
Scene e costumi: Raffaella Toni
Assistenti scene e costumi: Camilla Concordia - Rebecca Cristiano - Sara Fausti

Trucco: Marica Pallone
Aiuto regista: Ilaria Serrato
Assistenti: Samantha Biterale - Susanna Cordone - Silvia De Luigi
Luci: Danilo Facco
Assistente tecnico: Paolo D'Agostino
Fotografo di scena: Paolo Porto
Coordinamento: Alessandro Corazzi

La Commedia Divina

 

La Commedia Divina, ispirata all'opera di Dante Alighieri, è un opera di Dario D'Ambrosi e degli attori diversamente abili che da anni frequentano l'Accademia teatrale, l'impianto dello spettacolo nasce con l'idea di avvicinarsi quanto più possibile all'esperienza interiore del sommo Poeta per cogliere, al di là del "velo" delle parole, il suo messaggio più intimo e spirituale. Dante ci prende per mano e ci conduce nei meandri più profondi dell'esperienza umana, spingendoci a "frugare" nelle "secrete cose", in quelle parti private che ci sono sconosciute: i nostri conflitti, i nostri aspetti antisociali. Con l'incanto estetico della poesia, D'Ambrosi e il Teatro Patologico ci sollevano a contemplare i nostri sentimenti più intimi: il dolore, l'ira, la paura, la violenza, lodio, l'inerzia, l'abulia, ma anche il piacere, la gioia, la beatitudine, la pace. Il Teatro Patologico vira verso un'interpretazione straordinaria dell’opera Divina andando fuori dagli ordinari

binari di lettura cui la Commedia è solitamente sottoposta.
 

Nell'Inferno troviamo così personaggi ostici, incomprensibili e cervellotici, proprio perché lasciati vegetare nel profondo. Qui rivive il loro diritto a raccontare, a spiegare e - almeno sul palcoscenico - a tornar vivi nella coscienza di chi li osserva con nuova lente d'analisi e profondità di riflessione.
 

Nel Purgatorio prendono forma i tentativi di tamponamento del disagio, tramite terapia psichica e farmacologica. Il diversamente abile, in una dimensione che già odora di divinità, ritrova la profondità del senso della speranza, indirizzando la relazione nella verità della manifestazione artistica. Masticando parole che non suonano più incomprensibili a chi sanamente osserva. Ogni cornice scenica rappresenta un grado di comprensione terapeutica
guadagnato vittoriosamente.

 

Nel Paradiso si sviluppa l'immagine reale di ciò che il diversamente abile desidera: la comprensione e l’accettazione, in allegoria con le istanze spirituali che portano all'unione finale col Principio, cioè con Dio, inteso come il più elementare diritto all'Amore.